CARPE DIEM
28.11.2017

Momento fugace.
Va via. Scompare. Si dilegua.
Sogno rotto dal ticchettio di una sveglia.
Libertè. Ègalitè. Fraternitè.
Clessidre che si muovono come trottole impazzite;
il nord non esiste.
Il ricordo sfuma come un banco di nubi
squarciate da un lampo.
Sorrisi come stelle che brillano per un solo istante.
Non tornerà più.
Restaurazione. Gli Asburgo ritornano sempre.
La felicità non esiste;
non qui. Non adesso. Non ora.
Aggrappati ad un ricordo, un momento vissuto, un istante calcolato
che non dovrebbe mai avere fine.
Ma la fine arriva. Inesorabile
come la lama caduta sulla testa di Robespierre. Implacabile
come la coda di Minosse.
E il ricordo allevia dolori strazianti;
malinconia di un tempo passato.
Futuro a tinte fosche
che incapretta la speranza.
Tristezza che diventa sguardo.
Sguardo che diventa illusione
di una vita.
Attimi fuggiti. Attimi vissuti
ma troppo presto scomparsi.
Felicità assaporata
come un regalo di matrigna.
Un attimo di troppo.
Un attimo che non dovrebbe esistere.
Un attimo che diventa struggimento
di un'illusione impalpabile.
Perché impossibile da riprovare.
Strazio. Pena. Dolore.
Felicità di un ricordo moribondo.